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lunedì 3 gennaio 2011

Un natale imprevisto (parte 1)

Erano passati due anni dall’ultima volta, due interi e lunghi anni in cui non aveva fatto altro che sognare, pensare, desiderare che l’evento si ripetesse.

Angelica e Sarah ne avevano parlato fino alla nausea, ripetendo frase per frase le loro canzoni, strofa per strofa le parole un po’ ridicole e tenere insieme che pronunciavano in una lingua non loro, creando quel miscuglio che ti stringe il cuore.
E ora, eccole lì: imbaccuccate nei loro giacconi, con lo zaino stretto sulle spalle, mentre cercavano di farsi strada a spinta per poter salire sul pullman che le avrebbe condotte a Bonn per il concerto di Natale dei Tokio Hotel.
Oh quanto aveva risparmiato Angelica! Quanto aveva sopportato le critiche di sua mamma, le smorfie di suo padre e i dannati dispetti del fratello, solo per poter mettere da parte qualche soldo e ottenere il permesso per andare al concerto.
E quanto avevano avuto da ridire i genitori: ma come si fa ad andare ad un concerto il giorno di Natale!
Ma scherziamo?? Angelica ci sarebbe andata anche a Ferragosto, al suo compleanno … avrebbe rinunciato anche ad andare all’altare a sposare Dirk, il folle chitarrista rock di cui era innamorata e con cui stava da quasi sei mesi, pur di andare al concerto.
‘Certe cose nella vita sono sacre e naturali e non ci si rinuncia!’, aveva sentenziato con il suo piglio deciso, inarcando il sopracciglio.
Si lasciò cadere sul sedile imbottito, sospirando.
“Ce l’abbiamo fatta, eh Sarah?” sorrise all’indirizzo dell’amica, che le fece un pallido sorriso, mentre si sedeva accanto.
“Già!” rispose mesta, sbottonandosi il giubotto e guardando per la millesima volta il cellulare.
“Dai, non fare così!” la consolò Angelica “Ti chiamerà, vedrai! Lo sai che ti ama!”
“Stavolta era proprio incazzato …!” le rispose l’amica, con la voce appena incrinata.
“Ma Ste deve capire che per noi questo concerto è un qualcosa di irrinunciabile!” esclamò decisa “Siamo praticamente cresciute con loro! … E’ come se fossero parenti, ecco!”
Sarah abbozzò un sorriso forzato e in quel momento il pullman partì.
Il tempo era veramente terribile: il cielo grigio e freddo, il vento che soffiava pungente e la cappa che copriva la città sembrava presagire che la neve stava per arrivare.
“Speriamo che a Bonn nevichi!” disse felice “Sarebbe il Natale più bello che possa capitarci!”
“Già!” disse Sarah, cominciando a dimenticare lentamente il motivo che la rendeva un po’ triste “Ci pensi? Non mi sembra vero di essere in viaggio!”
“Non ci credo ancora, sai? Ne abbiamo parlato per così tanto tempo che non mi sembra vero! … Dammi un pizzicotto, dai!”
Sarah le assestò un potente pizzicotto sul braccio facendole fare un sobbalzo e lanciare uno strillo acuto.
“Ma sei pazza?” esclamò Angelica massaggiandosi il braccio “Guarda che mi serve tutto per il concerto, non puoi menomarmi così!”
Scoppiarono a ridere sommessamente, attirando l’attenzione di un altro gruppo di ragazze che sedeva a pochi sedili da loro.
“Andate anche voi al concerto dei Tokio?” si informò una ragazza con lunghi capelli biondi.
“Sì infatti!” rispose Sarah, mostrando la maglietta nera su cui c’era l’icona della band.
“Io sono Rita e le mie amiche sono Jessy e Alba!” disse la ragazza, presentando le amiche.
“Come Jessica Alba?” rise Angelica, presentandosi a sua volta.
“Vero!” esclamarono le due mettendosi a ridere “Voglio vedere cosa fa Tom quando ci vede insieme! … Non credo possa tirarsi indietro!”
Si sedettero in un unico gruppo, continuando a ridere e scambiandosi tutte le impressioni e le esperienze passate. Parlarono per ore dei concerti, delle canzoni, dei singoli componenti del gruppo, sentendosi sempre più spensierate e felici all’avvicinarsi alla meta. Come previsto, appena varcato il confine, il tempo peggiorò e la neve cominciò a cadere lieve.
“Nevica!” esclamò sorpresa Alba.
“Che bella!” sospirò Rita, sporgendosi verso il finestrino.
“Te l’avevo detto!” rise Angelica, dando una gomitata all’amica.
“Vero! Anche se … avrei preferito che nevicasse una volta arrivate!” rispose turbata “Non vorrei che ci fermino lungo la strada perché non si può proseguire!”
“NOOO!” esclamarono in coro le ragazze.
Una brusca frenata e la fermata sul lato della strada del mezzo, fece loro presagire le più lugubri previsioni.
Angelica si fiondò verso l’autista, col fiato in gola e il cuore stretto in una morsa.
“Non mi dica che non possiamo proseguire!” chiese all’autista.
L’uomo si girò a fissarla per qualche secondo e poi, con un sorriso, le rispose.
“Stia tranquilla, signorina! Dovete solo cambiare mezzo di trasporto, perché io non ho le gomme adatte per proseguire!”
La ragazza emise un lungo sospiro e si precipitò a prendere le sue cose, informare le amiche e precipitarsi sull’altro autobus a due piani che le aspettava qualche metro più avanti.
Appena a bordo, salirono al piano superiore, occupando i sedili davanti, prospicienti il lunotto panoramico da cui potevano ammirare tutta la strada e i fiocchi che cadevano vorticando.
“Come sul bus dei Tokio!” rise Rita “Mi sento come Bill!”
Scoppiarono a ridere, mentre si allungavano sui morbidi sedili e ammiravano il paesaggio.
“Cioccolata, signorine?” chiese una voce alle loro spalle, facendole sobbalzare.
Si girarono a fissare una simpatica hostess che, con una caraffa e dei bicchieri, le invitava a riscaldarsi.
“Meglio del Grand Hotel!” ridacchiò Sarah, annuendo e prendendo il bicchiere fumante.
“Bill se lo sogna un servizio così!” approvò Angelica “Come quella volta che cercava i cereali e con tutto il pullman a sua disposizione, non c’era stato nessuno che li aveva comprati!”
“E quell’altra volta che Gus …!” e andarono avanti per tutto il tempo a ricordare, sorridendo e consolandosi con sorsate calde di cioccolata che rendeva il viaggio più piacevole.
Si addormentarono serene, appoggiandosi una contro l’altra, quasi a solidificare il piccolo gruppo appena formato.




.... continued ...

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