Dream island!

Questo è un porto sicuro, dove si rispetta ogni essere vivente: ben arrivato, straniero!

martedì 2 novembre 2010

Meet e ... tante risate!

..............

Un’occhiata divertita di Tom, che alzò il sopracciglio, accennando ad un sorriso in loro direzione, fece capire che comprendeva la situazione.

“Sei ancora arrabbiata?” disse avanzando verso Belinda.
Lei di colpo lasciò andare la sorella e si raddrizzò cercando di ricomporsi.
“Abbastanza, ma possiamo rimandare a dopo!” rispose guardandolo.
“Oh, ma non vi preoccupate per noi! Mi piace assistere a litigi tra ragazze!” rise lui incrociando le braccia.
“Risolverò la situazione con la mia sorellina tra le pareti domestiche!” borbottò lei sostenuta.
“Quelle tra sorelle sono ancora più divertenti!” rise Tom avanzando verso di lei “Con mio fratello non c’è sfida: si arrende subito e le prende tutte!”
“Io se riesco a evitare che mi blocchi, è fatta. La indebolisco con il solletico e poi la colpisco!” rispose Belinda scoppiando a ridere anche lei.
“E’ un vero piacere conoscervi. Io sono Tom!” le disse il ragazzo abbassandosi a baciarla e stringendole la mano.
“Piacere mio, Tom! Dovremmo scambiarci informazioni sulle tecniche di combattimento!” ricambiò lei.
A rotazione si presentarono anche gli altri due ragazzi, ridendo.
Annalisa era diventata rossa peperone quando abbracciò Georg, guardandolo estasiata.
“Bella voce!” disse Gustav a Belinda, mentre le stringeva la mano “Canti?”
“Qualche tempo fa!” rispose lei sospirando “E suonavo anche la chitarra e la tastiera!”
“Peccato non continuare!” intervenne Georg “Io non potrei mai mollare!”
“A volte la vita ti mette di fronte a delle scelte …” mormorò lei.
Si scambiarono un’occhiata comprensiva, mentre Naomi allungava la testa per guardare alle loro spalle.
“Bill arriva tra un po’!” le disse Tom strizzandole l’occhio “Sai, la ‘Diva’ deve struccarsi!”
Proprio in quel momento la porta si aprì e apparve l’interessato, con il viso pulito e i capelli liberi sulle spalle.
“Ti ho sentito, Tom! Possibile che tu mi faccia fare sempre brutta figura?” disse in direzione del fratello, facendo un ampio sorriso.
Belinda e Tom si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere, complici.
Il ragazzo li guardò in modo interrogativo, ma non poté approfondire perché Naomi si era fiondata da lui per stringergli la mano e presentarsi.
Belinda la osservò sorridendo: eccola lì, con occhi sognanti e sorriso incantatore, a venerare il ragazzo il cui poster da quasi due anni capeggiava in camera e a cui affidava il suo ultimo pensiero della sera e il primo del mattino.
Scosse la testa e rimandò i suoi propositi bellicosi: quelli erano momenti che capitavano raramente nella vita. Il sogno si stava avverando e non sarebbe stata lei ad interromperlo.
Alzando la testa, scorse gli occhi di Bill su di lei ed arrossì. Maledizione, possibile che non aveva ancora imparato a nascondere il rossore? Che diamine, aveva quasi venti anni!
Il ragazzo si avvicinò, sorridendo e porgendole la mano.
“Non ho avuto possibilità di ringraziarti per l’esibizione! Avevi una gran fretta!”
“Sì, scusami, ma avevo un istinto omicida a cui non riuscivo a resistere!” rise lei “Perdonami, sono stata una gran maleducata! Dovrei essere io a ringraziare voi!”
Tom continuava a sghignazzare, mentre Naomi gli lanciava un’occhiataccia.
Bill li guardò e il suo sguardo passava indagatore tra il fratello e Belinda, senza comprendere le loro occhiate.
“Non preoccuparti, mi è piaciuto tanto cantare con te! E’ la prima volta che un’esibizione a due mi riesce così bene!”
“E soprattutto è la prima volta che una ti dice che non è una tua fan e non muore dalla voglia di saltarti addosso!” lo prese in giro Tom.
“Non dovevo dirlo! Non è stato molto carino!” si scusò Belinda, dandogli un’occhiataccia.
“Ma se è stata la parte più bella della serata!” rise Georg “Non ridevo così tanto da una vita!”.
Lui e Tom si batterono un ‘cinque’ con le mani, mentre Bill li riprendeva:
“Non c’era proprio nulla di divertente!”
“Forse per te …!” ridacchiarono loro.
Belinda diede un finto scappellotto a Tom, che si scansò ridendo ed esclamando:
“Questa ragazza mi piace sempre di più!”
Belinda si lasciò andare ad una risata liberatoria e guardò Bill, scuotendo la testa.
“Siete venute apposta dall’Italia per il concerto?” si informò lui.
“No, è stata una coincidenza!” rispose Naomi avvicinandosi “Belinda è qui per motivi di studio e noi ci siamo infiltrate per poter venire a vederti … anche se non immaginavamo che saremmo state così fortunate!”
“Ma noi incontriamo spesso le fans, quindi non è inusuale che ci vedano dal vivo e parlino con noi!” disse il ragazzo “Vi fermerete ancora un po’?”
“Sì, qualche giorno qui e poi andiamo a Potsdam!” rispose Annalisa, continuando a tenere gli occhi fissi su Georg, che sembrava un po’ imbarazzato da quello sguardo insistente.
“Potreste venire al concerto di domani sera, allora!” buttò lì Tom, fissando Belinda di sottecchi.
Lei spalancò gli occhi, borbottando: “Ci mancherebbe anche questa!” facendolo ridere.
Ma Naomi stava già battendo le mani, dicendo che era una buona idea. Subito dopo però, si imbronciò affermando che non c’erano più biglietti in giro e che quindi non si poteva fare.
“Nessun problema!” affermò Bill sorridendo “I pass che avete al collo potete usarli domani sera per entrare da dietro le quinte e quindi assistere da una posizione di favore!”
Il consueto trillo della risata della ragazza si diffuse ovunque e contagiò tutti.
“Non mi sembra il caso, ragazzi!” intervenne Belinda, mentre la sorella le mollò un piccolo calcio “Piantala Trilly!” le disse “Ci hanno già concesso molto, non esagerare!”
“E’ un piacere!” le disse Bill prendendole la mano “Ed è per ringraziarti ancora per quello che hai fatto!”
Belinda alzò lo sguardo verso i suoi occhi e vi lesse curiosità e interesse, ma li spostò quasi subito, per evitare quell’incanto.
Sorridendo il ragazzo la lasciò andare, mentre diceva a Naomi:
“Potremmo fare uno scambio!”
“Mia sorella per tuo fratello?” rise lei impertinente “Si può fare!”
Scoppiarono tutti a ridere, mentre Belinda le lanciava occhiate assassine.
“Sì, non sarebbe male!” rise il ragazzo “Ma intendevo chiederti in prestito la tua croce! E’ quella con cui mi hai abbagliato?”
“Bella vero?” affermò lei “E’ di Linda, ma non credo che farà storie se te la presto!”
“Ti spiace?” chiese lui guardandola “Prometto di metterla domani al concerto e te la rendo a fine esibizione!”
“Figurati!” mormorò lei “Tanto per quel che conta il mio parere, mi par di capire!”
Tom le passò un braccio sulle spalle, dicendole:
“I fratelli sono gioie e dolori: non puoi stare con loro, ma neanche senza di loro!”
Per spirito di solidarietà, Belinda si girò di lato, e allungandosi sulle punte dei piedi, gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Grazie!”
Tom sorridendo sornione, guardò suo fratello: “E’ una mia fan!”
Bill li guardò scuotendo la testa, mentre bussavano alla porta. Un uomo entrò ricordando loro che dovevano andare via ed avevano poco tempo per muoversi.
“Cosa farete domani prima del concerto?” si informò Annalisa “Avete interviste, incontri?”
“No, mattinata libera!” rispose Gustav, stiracchiandosi.
“E voi?” chiese Tom, liberando il braccio dalle spalle di Belinda.
“Shopping sfrenato!” rise Naomi “Devo comprarmi qualcosa di bello per il concerto!”
“Guarda che non sei tu che ti esibisci!” la redarguì l’amica.
“Ma così mi hanno già vista!” si difese “Occorre qualcosa di nuovo …”
“Spendacciona!” le disse la sorella.
“Anche io adoro comperare accessori e abbigliamento!” le confidò Bill.
“Ma se le dai la tua carta di credito, è capace di ridurti sul lastrico nel giro di una mattinata!” gli disse la ragazza.
“Non è vero!” protestò Naomi, prendendo Bill per un braccio “Compro solo cose carine!”
Belinda roteò gli occhi e Annalisa dondolò la testa.
“Piacerebbe anche a me andare a fare compere domani, ma … è una tragedia uscire, con le fans sempre fuori dalla porta che ti aspettano!” sospirò Bill.
“Vabbé, se troviamo qualcosa di carino, te lo prendiamo e te lo diamo domani, va bene?” lo consolò Naomi “Tanto mi pare che abbiamo gli stessi gusti!”
“Sei molto gentile, grazie!” sorrise lui guardandola.
“Su torniamo in albergo!” li interruppe Belinda “E andiamo a cercare una pizzeria: ho una fame terribile!”
“Ummm … pizza! “ sospirò Georg “State facendo venire fame anche a me!”
“Ne ordiniamo un po’ adesso che andiamo in albergo!” gli disse Tom annuendo.
“Ma siete in albergo anche voi?” chiese Annalisa.
“Sì, non valeva la pena fare i pendolari da casa per tre tappe del concerto!”
“E dove alloggiate?” chiese Naomi.
“Al Ritz!” rispose Tom “E voi?”
“Non al Ritz, purtroppo!” sospirò la ragazza “Anche se il nostro hotel è molto confortevole!”
“E vediamo il Ritz dal balcone!” le disse Belinda.
“Davvero?” chiese Naomi voltandosi sorpresa.
“Sì, siamo sul lato nord del palazzo!”
“Ma che bello!” esclamò lei “Allora …”
“Allora niente, adesso basta!” la strattonò la sorella “Ragazzi, andiamo via e grazie ancora! A domani!”
Tom ridendo si chinò a salutarle con un bacio, sussurrando all’orecchio di Naomi:
“Hai bisogno di una scorta, per il ritorno? Siamo sicuri che ci vedremo domani?”
Lei voltò la testa in direzione della sorella, sorridendo.
“Io potrò avere qualche livido, ma lei non starà molto meglio! Ma grazie del pensiero, sei molto carino!”
Anche Bill si abbassò per salutare Belinda, che gli disse:
“Oddio, potresti evitare di metterti anche i tacchi? Mi fai sentire un lillipuziano!”
Lui ridendo la baciò sulle guancie, sussurrandole:
“La Venere di Botticelli era bellissima e stava in una mano, non dimenticarlo!”
Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si allontanò verso la porta.
Sorpresa e turbata anche lei si avviò verso la porta e si allontanò nella direzione opposta del corridoio, senza voltarsi indietro e senza accertarsi che le altre due la seguissero.
“Aspetta!” le urlava dietro la sorella, rincorrendola.
Ma lei si diresse all’uscita, spingendo la porta e respirando a pieni polmoni l’aria fresca della sera e guardando il cielo stellato.
Quando la raggiunsero, fece loro un cenno di andare verso l’albergo e con un muto accordo, decisero di non parlare finché non lo avessero raggiunto.

fine primo capitolo
 

Cantare con Bill ...

.....

Imbarazzata, arrabbiata e seccata si liberò dalle sue braccia e cercò di sistemarsi la giacca per darsi un tono. Si lisciò i capelli nervosamente, mentre la luce del faretto continuava ad illuminarla. Non vedeva nulla a parte una massa indistinta di persone che agitavano le braccia verso di lei, ma non riusciva a distinguere la sorella.

“Cavolo, io l’ammazzo appena riesco a scendere di qui!” pensava arrabbiata “E adesso che faccio, dove vado?”
Avvertì una presenza vicino a lei e le luci del palco si accesero. Bill e gli altri la guardavano sorpresi dal suo atteggiamento e dal fatto che non si precipitasse verso di loro.
“Tutto ok?” le chiese il ragazzo perplesso “Grazie di essere venuta qui!”
“Veramente non volevo salire!” sbottò Belinda irritata “Non sono neanche una tua fan!”
Appena pronunciate le parole, avrebbe volute rimangiarsele. Bella figura in diretta davanti a migliaia di persone!
Sempre più nervosa, si toccava continuamente i capelli e la sensazione di saltare di nuovo giù dal palco era sempre più forte.
“Oh bhè, allora devo fare del mio meglio per farti conoscere la nostra musica!” rise imbarazzato anche Bill che non sapeva come gestire la strana situazione “Come ti chiami?”
“Belinda!” rispose lei alzando gli occhi a guardarlo. Accidenti, non riusciva a vederlo se non rovesciava la testa all’indietro.
Bill pronunciò il nome con un accento diverso, facendo diventare il nome ‘Bilinda’.
“Abbiamo quasi nomi uguali! Da dove vieni?”
“Italia, Torino!” borbottò lei
“Un’amica che viene da lontano! Però, parli bene il tedesco, vero ragazzi?” disse rivolgendosi al pubblico e coinvolgendolo nella strana conversazione.
“Grazie!”
Belinda si rendeva conto che la situazione diventava sempre più delicata e la sua voglia di scappare era sempre più evidente. Oddio, come aveva fatto a finire lì? Maledisse mentalmente Naomi che riusciva ora a vedere nettamente tra le prime file, la quale rideva a crepapelle e continuava a salutarla con la mano.
Ah, ma sarebbe andata giù a suonargliele a quella piccola peste!
Si accorse che il ragazzo le aveva chiesto qualcosa: che figura, sembrava una deficiente!
Si riprese in fretta, mentre lui le ripeteva: “Vuoi cantare?”
Senza una parola porse la mano per avere un microfono e appena lui glielo passò, fece un cenno a Tom di partire con la musica.
“Ok, andiamo!” gli disse, attaccando la prima strofa di ‘Automatic’.
La sua voce si diffuse nell’aria in modo chiaro, limpido, intonato facendo urlare le ragazze della platea.
Con un sorriso anche Bill iniziò a cantare con lei e dopo poco trovarono affiatamento, lui con i toni più alti, Belinda con quelli più bassi e profondi.
Ci fu un vero mix di voci, mentre anche il resto della band si sentiva travolgere dall’atmosfera magica che si diffondeva.
Belinda cantava, si muoveva di pari passo a Bill sul palco e sentiva tra le dita il pizzicare delle corde della chitarra di Tom, mimandone i gesti.
Il pezzo arrivò alla fine con sorpresa di tutti, che applaudivano e urlavano il loro coinvolgimento.
Con il fiatone Belinda si ritrovò a guardare il pubblico, felice e sorpresa da se stessa e da quella sensazione che la rendeva elettrica e viva.
Si voltò a sorridere a Bill che dall’alto della sua prestanza, le sorrideva con gli occhi.
Sì, in effetti era molto truccato, ma la vivacità di quello sguardo era autentico e non si meravigliava che sua sorella ne fosse innamorata.
A proposito di Naomi: si girò a guardarla e la vide che applaudiva come una matta, mentre gli occhi le brillavano e mimava con la bocca “è mia sorella!”
Non riusciva più a stare sul palco, aveva bisogno di scendere!
Rese il microfono a Bill e farfugliando un “Grazie!” gli fece un rapido inchino, alzò la mano in segno di saluto agli altri, e si apprestò a scendere dal palco, mentre all’indirizzo di sua sorella, fece un gestaccio, prontamente ripreso dalle telecamere e mandato sul maxischermo.
Una sommessa risata scosse tutti e un applauso spontaneo si alzò dal pubblico.
Rossa fino alle orecchie, svelta saltò giù cercando si arrivare alla sua postazione, mentre un uomo della sicurezza arrivava in suo aiuto. Intanto sul palco Bill parlò con il pubblico, ringraziandola ancora una volta e un’altra canzone partì dagli strumenti.
Belinda raggiunse la sorella che la abbracciò, anticipando la sua reazione furiosa, così rimandò il momento della ramanzina, visto che comunque non avrebbero capito nulla.
Rinunciando a scavalcare la transenna, si sedette a terra e continuò a seguire il concerto.
Era stordita, confusa e non riusciva a credere a ciò che le era appena capitato.
Era finita su un palco, a Berlino, a cantare davanti ad un pubblico non suo, con cantanti internazionali che neanche conosceva e che le avevano offerto un momento di gioia che aveva cancellato un anno di dolore.
Non riusciva a crederci: le era sembrato così naturale ricominciare a cantare … cosa era successo? Cosa l’aveva spinta a riprendere in mano il microfono? Sarebbe stato facile saltare giù dal palco e rifiutare di cantare! Tanto cosa avrebbero potuto fare? Poteva dire che non conosceva le canzoni!
Invece aveva raccolto la sfida e aveva cantato. Aveva cantato!
Dentro di sé una leggera tranquillità aveva cominciato a scorrere e seduta lì a terra continuava a sentire la musica senza più riuscire a muoversi.
Si sentiva come svuotata ….
Un lungo applauso e nomi gridati in modo ossessivo le fecero capire che il concerto stava terminando.
Bill si profuse in un lungo ringraziamento al suo pubblico e tra gli inchini, i quattro ragazzi lasciarono il palco.
Belinda si alzò, cercò di recuperare la sorella con l’amica e attesero che il palazzetto si svuotasse per poter anche loro raggiungere l’uscita.
Nella calma di quei pochi momenti, Naomi l’apostrofò:
“Allora, come si sente la nostra star?”
“Piccola manipolatrice, adesso che usciamo, ti conviene cercare aiuto perché sono sicura che se ti metto le mani addosso, i nostri genitori non ti riconosceranno più!”
“Ma che ingrata! Quando mai avresti avuto un pubblico di queste dimensioni?”
“Ah, dovrei anche ringraziarti!” sbottò seccata.
“Certo! … Com’è Bill da vicino? Che invidia!!” sorrise Naomi, strizzandole l’occhio.
Belinda ripensò a quegli occhi scuri e arrossendo ancora al ricordo, borbottò: “Alto!”
Scoppiarono a ridere, mentre Naomi si lamentava:
“Potevi almeno chiedergli un autografo per me!”
“Mentre cantava?” ribatté ironica.
“Ma anche alla fine, se non fossi scappata come un coniglio!”
“Credo che sia stato uno smacco per lui!” rise Annalisa “Di solito le fans gli saltano addosso, senza mai lasciarlo un secondo!”
“Se l’avessi fatto, sarei sembrata un panda aggrappato ad un albero … anzi, credo che non sarei neanche riuscita a scalarlo!” rise Belinda.
“Chiediamo al boy della sicurezza se può farci fare un autografo!” se ne uscì Naomi dirigendosi spedita verso l’uomo.
“Ma dove vai?” le urlò dietro la sorella.
Ormai non c’era verso di fermarla e dopo aver gesticolato un po’, fece loro cenno di raggiungerla.
“Oddio, quando finirà questa giornata!” sbuffò Belinda tirandosi indietro i capelli.
“Ho detto a questo signore che ero tua sorella e siccome ti sei emozionata sul palco perché sei timida, non hai avuto il coraggio di chiedere un autografo! Se aspettiamo qui buone buone, vede cosa si può fare!” disse ridendo “Sai, credo che tu gli sia piaciuta! … Magari è lui che ti chiede un autografo!”
“E’ incredibile la tua faccia tosta!” rise Annalisa “Ma ti adoro!”
“Lo so! Ah, se non ci fossi io …” rise lei “A proposito Linda, sai che pensa che io sono la sorella maggiore? Sarà perché sei una nanetta?”
Belinda aveva sempre sofferto per la sua statura piccola, ma dopo il misero confronto con Bill e le prese in giro della sorella, si ribellò, mollandole uno spintone.
“Non credere di passarla liscia! Sarò anche piccola, ma sono la più grande e posso rispedirti a casa a calci nel didietro!”
“Permalosa!” rise Naomi, mentre schivando un altro schiaffo, l’abbracciava “Però, ‘Bilinda’, canti proprio da dio!”
“E’ vero!” affermò Annalisa “Era emozionante vedervi! Ti ho ripresa con il telefonino! Spero si veda bene!”
In quel momento il ragazzo fece loro il gesto di seguirle e, con passo spedito, raggiunsero le quinte del palco e vennero indirizzate verso il fondo di un corridoio.
Belinda avvertì di nuovo quella familiare sensazione di darsela a gambe, ma la sorella la teneva prudentemente per un dito, ridacchiando sottovoce.
“Ti diverti, vero?” borbottò dandole un’occhiata in tralice.
“Su, se superi questa, vuol dire che sta andando tutto per il meglio!” rise l’altra.
Un uomo dalla corporatura media si presentò dicendo di chiamarsi Marcus e le fece accomodare in una saletta spoglia, dove c’erano solo qualche sedia di plastica, un appendiabiti di metallo e qualche cassa di strumenti.
“Attendete qui!” le salutò con un sorriso, dando loro un pass da ospiti.
“Sto morendo di fame!” si lamentò Belinda, ravvivandosi i capelli.
“Ti prometto che ci faremo la più grande pizza del mondo se resisti giusto il tempo di farmi fare una foto con Bill e un autografo!” le disse Naomi, incrociando le dita.
“Perché non aspettate solo voi? Io vado fuori! Qui mi manca un po’ l’aria!”
“E ci lasci da sole? Guarda che abbiamo avuto questo trattamento solo perché c’eri tu!” le disse di rimando Annalisa “Credi mica che facciamo passare tutte quelle che lo chiedono?”
“E’ proprio questo che non mi va giù!” mormorò la ragazza alzandosi e passeggiando avanti e indietro “Mi sento già abbastanza idiota per come mi sono comportata … mi è sembrato che tutti quelli che ci guardavano, ridessero alle mie spalle!”
“Ma no, l’hanno scambiata per timidezza!” rise Naomi “Anche se solo noi sappiamo che eri incazzata nera!”
“Non è stato per nulla divertente!” protestò Belinda avvicinandosi minacciosa.
“Sì, lo so … scusami ….” rispose fintamente contrita “Ma avevi una faccia, che non ho potuto resistere!” e scoppiò a ridere.
“Ah, ah, molto spiritosa!”
“Davvero Linda, durante il concerto avevi un’aria così … rapita!” la incalzò Annalisa “E poi mimavi benissimo il movimento della chitarra!”
“A me è sembrato che il tuo posto fosse lì, sul palco!” mormorò Naomi guardandola molto intensamente.
“No! Non mi è piaciuto che avete scelto per me … e davanti a tutta quella gente!” si ribellò lei.
“Ma chi pensava che ti avrebbero presa!” si difesa l’amica.
“Bhé, basta aiutare la fortuna!” ridacchiò la sorella, rigirandosi tra le mani la croce incriminata.
“Mi prudono ancora le mani e se …” cominciò Belinda avanzando verso la ragazza prendendola per il bavero della giacca.
Proprio in quel momento la porta si aprì alle loro spalle, lasciando passare Tom, Gustav e Georg.

... continued ...

Il concerto con ... sorpresa!

...

“Smettila di spingere!” gridò Belinda a Naomi, mentre cercava di farsi largo tra la folla di ragazzine urlanti che sostavano davanti al Palazzetto dove si teneva il concerto.

“Se non andiamo più avanti, non vediamo niente!” le rispose di rimando la sorella.
“Per andare più avanti, dovremmo passare su parecchi cadaveri, mi sa!”
“Fai la finta tonta straniera e voglio vedere se riescono a fermarti!” le suggerì Annalisa spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi.
Tante occhiatacce si levarono dalle ragazze vestite di nero che erano davanti alle transenne, in loro direzione, a cui Belinda rispose con un’alzata di spalle e occhiolino.
In effetti lei sembrava la più piccola delle tre, visto che era più bassa di almeno una quindicina di centimetri rispetto alla sorella e molto più esile.
Guardando Naomi, le scappò un sorriso: avevano un look molto particolare e non passavano di certo inosservate. Erano tutte e tre vestite di nero, con shirts e pantaloni neri, di diversi modelli e fogge, un trucco agli occhi “dark” sebbene non appariscente, ma ciò che le distingueva era la giacca di pelle colorata, che indossavano: blu scuro per Belinda, arancio per Naomi e rossa per Annalisa.
“Almeno se ci perdiamo, ci riconosceremmo in quella marea umana!” aveva detto Belinda quando le aveva indicate alle altre.
Ormai le prime ombre della sera si allungavano sulla città e tra qualche minuto avrebbero aperto i cancelli per permettere al pubblico di prendere posto ed assistere all’evento.
Le ragazze si guardavano intorno con curiosità, osservando i visi eccitati delle altre fans, quelli un po’ stanchi per la lunga attesa (alcune attendevano dalla mattina!) e quelli tolleranti dei genitori che accompagnavano i più giovani.
Un incaricato della security avvertiva, intanto, che non era permesso introdurre bottiglie sia in plastica che in vetro, macchine fotografiche e videocamere.
Dopodiché si scatenò l’inferno in versione “teens”: due guardie corpulente aprirono i cancelletti ed iniziò la carica delle ragazze in direzione palco per prendere i posti migliori.
Belinda si ritrovò pigiata tra una ragazza con una cresta altissima ed un ragazzo truccato come Bill a cui pendevano catene dai jeans neri sbrindellati, che correvano come tori alla corrida spagnola. Ebbe il tempo di fare un respiro profondo, come prima di un’immersione, e si ritrovò accanto alla sorella per miracolo che le indicava con gesti molto concitati di raggiungerla. Ma era impossibile, visto che i due tipi la trascinarono a tutta velocità verso il palco, e non ci fossero state le transenne, Belinda era sicura, che si sarebbe ritrovata sotto la batteria di Gustav a fare da pedaliera.
I due tipi abbassarono la testa a guardarla, quasi sorpresi di trovarsela li, e lei con un sorriso di circostanza, alzò le spalle e a grandi bracciate, fece cenno alla sorella di raggiungerla. Senza tanti complimenti le due ragazze arrivarono, rallegrandosi per il posto conquistato.
“Sei stata una grande, neanche a cannonate saremmo riuscite ad arrivare qui!” le gridò Naomi, abbracciandola forte.
Belinda abbassò lo sguardo, non osando confessare che il merito era dei due watussi che l’avevano agganciata … anche se a pensarci bene, la vista era proprio bellissima.
Erano in una posizione un po’ laterale dal palco, ma si riusciva sia a guardare la band dal vivo, sia sul maxischermo posizionato proprio lì vicino.
Era anche un po’ sorpresa della compostezza dei fans che non spingevano in direzione palco, creando la solita calca da panico, ma prendevano posizione nel parterre, in modo ordinato e colorato. Inutile dire che il colore dominante era il nero, con pennellate colorate qua e là di rosso e cartelloni bianchi dipinti come murales. Era quella la parte bella dei concerti: la leggera eccitazione che ti prendeva dai piedi, ti saliva come un formicolio lungo il corpo e quando incontrava la musica, esplodeva in una irrefrenabile voglia di urlare, gridare, far sentire la propria presenza.
Belinda cominciò ad abbandonare la sua diffidenza: era inutile resistere! Cominciava a sentire una corrente lungo tutta la schiena, aveva voglia di muoversi, di cantare, di lasciarsi andare. Anche se la sua mente cercava di resistere, trovarsi di nuovo in mezzo alla gente, dove la musica era il solo mezzo di comunicazione, la faceva sentire viva.
All’improvviso le luci cominciarono a dardeggiare, un leggero fumo si alzò dal palco e qualche nota cominciò a sentirsi nell’aria. Dal pubblico si alzò un boato, mentre a gran voce si gridavano i nomi dei ragazzi della band.
Una voce dalla regia diede l’annuncio: “Wilkommen in Tokio Hotel” e subito sul palco apparvero i gemelli, seguiti da Gustav e Georg, che presero posizione dietro gli strumenti.
L’aria divenne elettrica e non appena partì la prima nota dalla chitarra di Tom, tempo e spazio non furono più gli stessi.
Bill teneva il palco in un completo nero con anfibi altissimi (e dire che era già di altezza stratosferica per Belinda!), una giacca di pelle nera a maniche corte e capelli sparati all’aria, quasi a ricordare un antico romano.
Belinda si appoggiò alla transenna, lasciandosi trasportare dalla musica, non sentendo neanche più la sua pesantezza fisica, ma come cullata in una dimensione che non era reale.
Al suo fianco Naomi ed Annalisa cantavano, coinvolte, le canzoni, battendo le mani e saltellando sul posto, con gli occhi lucenti e il sorriso sulle labbra.
Lei ricordava come ci si sentiva sul palco ….
Per carità non aveva mai cantato davanti ad un pubblico di tale portata, ma quando c’è qualcuno disposto ad ascoltare quello che hai da dire, che hai da comunicare, uno o centomila, non hanno importanza.
Sentiva l’adrenalina prendere posto in lei, la musica rimbombare nelle sue orecchie e un vecchio formicolio pizzicarle le dita.
Oh, quanto aveva voglia di avere una chitarra tra le dita, pizzicare le corde, sentire come rimbombava il suono nella cassa e lasciare che la testa si muovesse da sé.
Senza accorgersene cominciò a canticchiare, improvvisando sui testi che non conosceva, anche se ascoltando attentamente, si potevano quasi prevedere le parole.
Però, quel Bill! Non faceva testi ricercati, ma così semplici e scorrevoli, che sembravano nascere dal cuore. E quella musica, così accordata, così coinvolgente … Vabbé, non erano gli U2, ma come inizio, ci si poteva accontentare.
E Bill parlava, correva sul palco, scherzava con il fratello, non sembrando mai stanco, anzi aveva una grinta pazzesca e sembrava che non vivesse che per quel momento.
Non si stancava di ringraziare le fans per la loro energia, per il loro incitamento, e lui si fondeva in quella miscela, restituendola amplificata e arricchita di tutto l’amore che sentiva per quel che faceva.
Belinda si fermò un istante a guardare attentamente il palco sul maxischermo: poteva seriamente rinunciare alla musica? Se un concerto a cui non voleva neanche andare la rendeva così fragile, così ricettiva, cosa avrebbe provato ad essere lei su quel palco?
Un calore violento la invase tutta e si ritrovò a cantare più forte sulle note di ‘Automatic’ che partì subito dopo.
All’improvviso la musica cessò di colpo, le luci si abbassarono e un boato si alzò dal pubblico.
Con un sorriso Bill si sporse verso il pubblico, dicendo:
“Non ricordo come va avanti questa canzone: c’è qualcuno disposto ad aiutarmi, venendo sul palco e cantare con me?”
Si scatenò l’inferno, con ragazze che urlavano “scegli me!!” e quelle che cercavano di proiettarsi verso il palco, cercando di scavalcare la transenna.
“Cercheremo una persona con l’aiuto della regia: illumina il pubblico!” sentenziò Bill, invitando le luci a perlustrare la folla.
Un grande cerchio luminoso si mosse sulla folla urlante e c’erano tantissime ragazze che si sbracciavano cercando di attirare l’attenzione.
“Vai tu!” disse ridendo Naomi diretta alla sorella “Almeno sei intonata!”
“Ma non dirlo neanche per scherzo!” ribatté Belinda.
Ma Naomi e Annalisa si sbracciavano più forte e cominciarono ad indicarla in direzione della luce, che si fermò nei loro pressi, continuando a cercare.
Naomi prese allora la sua collana a forma di croce con strass e la usò come specchietto, attirando l’attenzione di Bill che indicò alla luce di spostarsi in quella direzione. Ottenuta l’attenzione, la ragazza indicò la sorella che cercava di abbassarsi per non essere visibile, ma senza successo.
“Oh, ma c’è una volontaria!” esclamò Bill “Va bene, ragazzi, fatela salire!” disse agli uomini della security.
Belinda scalciava e cercava di liberarsi dalle mani che si protendevano verso di lei, ma nessuno capiva che lei desiderava essere lasciata stare e scambiavano il suo agitarsi come una richiesta di aiuto per essere issata al di là della transenna.
Mentre le due ragazze ridevano a crepapelle, Belinda si ritrovò nell’area antistante al palco, con un boy della sicurezza che la sollevava come un fuscello e la metteva sul palco.
... continued ...