Dream island!

Questo è un porto sicuro, dove si rispetta ogni essere vivente: ben arrivato, straniero!

lunedì 3 gennaio 2011

Un natale imprevisto (parte 4)

“Adesso ho proprio fame!” esclamò Sarah, guardando le altre, in attesa di una risposta.

“Pensandoci anche io mangerei qualcosa!” le rispose Rita, fissando accigliata l’orologio “Sono più di 16 ore che non facciamo un pasto decente!”
“Ci sarà un fast-food nei dintorni?” chiese perplessa Alba, guardandosi intorno.
Angelica fece scorrere lo sguardo nei dintorni, sui vari edifici che costeggiavano la strada e in quel momento un movimento colpì la sua attenzione: una massa di treccine e una fascia per capelli!
“David!” esclamò sorpresa, anche se realizzava in un angolo della sua mente, che poteva essere una qualunque fan abbigliata in quel modo.
Senza pensarci si lanciò all’inseguimento della figura in movimento, mentre le sue amiche la chiamavano sorprese.
“Ho visto una persona!” gridò loro, correndo verso la sua direzione, vedendolo inoltrarsi nella folla “Aspettatemi qui!”
“Ci perderemo!” le urlò dietro Rita agitando le braccia “Non allontanarti!”
“Ti mando un messaggio se non vi ritrovo, ok?” rispose Angelica continuando a tenere lo sguardo sulla figura e correndo verso la sua direzione.
Schivò infinità di persone, tenendo gli occhi su quelle treccine che si allontanavano dalla massa, inoltrandosi sempre più in profondità, in direzione del parcheggio.
“Ehi!” urlò nella sua direzione, cercando di farlo voltare e capire se era davvero lui.
Ma la figura continuò la sua camminata veloce, ignorandola e dirigendosi verso un autobus nero fermo sul parcheggio, dietro una cancellata.
‘Ma dove va?’ si chiese perplessa, accelerando il passo.
La figura si diresse sicura verso il cancello, attraversandolo e raggiungendo un gruppo di persone ferme nei pressi del portellone dell’autobus aperto.
C’erano vari gruppi di ragazze, in trepida attesa, che chiamavano a gran voce i quattro componenti del gruppo.
‘Ma quello è l’autobus dei Tokio!’ si disse perplessa Angelica, accelerando il passo curiosa ‘Sta a vedere che riesco a vederli da vicino!’
Arrivò a ridosso di un gruppetto che non si voltò neanche a guardarla. Erano tutte con lo sguardo inchiodato verso una porta che dopo pochi secondi si aprì, facendo passare alcuni componenti dello staff e Gustav, scortato e bardato in sciarpa e cappello.
Un boato si alzò dalle ragazze, ma Angelica continuava a tenere gli occhi sulla porta, in attesa che uscisse Bill. Il suo cuore batteva all’impazzata, facendole addirittura fischiare le orecchie.
Respirò forte e cercò di darsi una controllata: non poteva svenire proprio in quel momento. All’improvviso si ricordò della macchina fotografica e si apprestò a prenderla, inquadrando la porta, pronta ad immortalare l’evento.
Le urla aumentarono e cercò disperatamente di evitare che le braccia protese di fianco e dietro di lei, le impedissero di scattare la foto e di perdere addirittura l’apparecchio.
Bill uscì in quel momento, salutando timidamente con la mano e sorridendo.
Click! Angelica scattò a sequenza infinita, mentre il ragazzo le passava davanti e si apprestava a salire sull’autobus.
E fu in quel momento che lo rivide .. Il tipo con le treccine era fermo accanto alla porta aperta ed aveva in mano qualcosa. A una prima occhiata sembrava un telefonino, pronto ad immortalare una foto, ma quando Angelica abbassò gli occhi sull’oggetto e lo guardò attentamente, si rese conto con terrore che era una piccolo coltello!
Il suo cuore si fermò e il mondo intorno prese a vorticare: cosa voleva fare quel pazzo?
Infilò con un gesto veloce la macchina fotografica nello zaino e si lanciò senza pensare verso il gruppo che la separava dal ragazzo.
Non pensava a quello che faceva, teneva solo gli occhi puntati su quella mano, focalizzando solo che doveva fermarlo.
‘Vuole colpire Bill! Vuole colpire Bill! Vuole colpire Bill …’ ripeteva la sua mente freneticamente, mentre si muoveva a rallentatore, cercando di attraversare quei corpi che bloccavano la sua corsa.
“Fatemi passare!” urlò disperata, spingendo via delle persone “Spostatevi!”
Ma sembrava che nessuno le desse retta!
Si sentiva impotente, mentre cercava disperata di raggiungere quella figura.
All’improvviso, come se il mondo avesse deciso di collaborare, il tempo sembrò accelerare e si ritrovò a pochi centimetri dalla persona che, con il volto coperto da una sciarpa, teneva gli occhi incollati alla figura di Bill che, incurante di ciò che accadeva, si voltava a salutare ancora una volta.
Fu un solo attimo e vide quel braccio alzarsi …
Non ci pensò neanche e si gettò nella sua direzione, con le braccia tese a bloccare quella mano urlando fortissimo:
“Bill spostati!!” e dandogli una secco spintone per allontanarlo.
Il ragazzo si spostò in avanti sorpreso, barcollando, mentre lei e il tipo a volto coperto, si schiantavano sulla fiancata del bus con un tonfo secco.
Fu questione di pochi attimi e tutto divenne caos: ragazze che urlavano, che si accalcavano verso i cancelli, uomini della sicurezza che chiudevano Bill in una cupola protettiva e lo portavano su per la scaletta, altri uomini che correvano verso di loro, bloccandoli.
Angelica sentì solo un piccolo urto alla mano e poco dopo si lasciava scivolare tra le braccia di una persona che la stringeva contro il bus, impedendole di muoversi.
Alzò appena gli occhi, mentre vedeva il tipo con le treccine abbandonare il coltello, perdere la sciarpa che lo copriva e mettersi a correre in direzione del cancello.
Non era David! Sospirò Angelica, non sapendo se essere sollevata o dispiaciuta!
Si portò una mano alla fronte per togliere una ciocca di capelli che rischiava di entrarle in bocca, quando si rese conto di averla bagnata e leggermente appiccicosa.
Se la guardò perplessa e scoprì che era imbrattata di sangue!
‘Di chi è questo sangue?’ si chiese perplessa, sentendo lo stomaco contorcersi e la vista annebbiarsi. Inutile: aveva sempre avuto il terrore del sangue e la sola vista bastava a farla sentire debole!
L’uomo che la teneva la fissò perplesso e subito dopo, con un cenno della mano, chiamò altre persone.
“La ragazza è ferita!” urlò nella loro direzione “Chiamate un medico e fate partire l’autobus!”
Angelica lo fissava a occhi spalancati, rendendosi conto che il sangue era suo. Eppure non sentiva dolore e continuava a fissare la sua mano gocciolante, che cominciava a versare il colore rosso sulla neve intorno ai suoi piedi.
Sorrise come in trance, fissando le macchie a contrasto con la candida neve, come se fissasse una scena di un film e non lei.
“Stai bene?” le chiese l’uomo lasciandola un po’ andare, ma riprendendola subito quando vide che stava scivolando verso terra “Dove sei ferita?” le chiedeva.
Ma Angelica non era in grado di rispondere: sembrava che la sua lingua si fosse incollata al palato e non volesse collaborare!
Cercò di aprire la bocca, ma non venne fuori alcun suono!
Bagnando un fazzoletto sulla neve, l’uomo glielo passò sul viso, portando via la scia di sangue che si era fatta quando aveva passato la mano e tamponando anche la mano, per bloccare il flusso che usciva.
Il rumore del bus che partiva la fece scuotere dai suoi pensieri, mentre sollevava il viso verso il finestrino: un Bill spaventato la fissava, circondato da altri uomini che cercavano di portarlo via da lì!
Angelica alzò gli occhi e cercò di sorridere, ma le venne solo una smorfia e un singhiozzo, mentre alzando la mano, in segno di saluto, crollava tra le braccia dell’uomo che la sorreggeva e il buio prese il sopravvento.

.......... continued ....
 
 

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