Dream island!

Questo è un porto sicuro, dove si rispetta ogni essere vivente: ben arrivato, straniero!

lunedì 3 gennaio 2011

Un natale imprevisto (fine)

Un leggero tocco alla fronte la risucchiò dalla sensazione ovattata in cui si trovava, facendola riemergere e aprire gli occhi.

Sarah era china su di lei e piangeva!
“Ciao!” le disse con voce impastata “Perché piangi?”
“Giuro che se non muori adesso, ti uccido io!” le gridò la ragazza abbracciandola forte e continuando a singhiozzare “Mi hai fatto prendere un infarto quando ti ho visto a terra in mezzo a tutto quel sangue!”
Angelica aggrottò la fronte, mentre cercava di sopravvivere a quell’abbraccio che le toglieva il respiro.
‘Sangue?’ pensò sorpresa, cominciando lentamente a realizzare quello che era accaduto.
Quando l’amica la lasciò, si guardo sorpresa la mano, fasciata di recente e il ricordo del ragazzo con le treccine e del suo coltello si impossessarono della sua mente.
“Bill!!” esclamò cercando di alzarsi.
“Sta bene!” le rispose Sarah, spingendola sulla barella dell’ambulanza su cui era stata messa “Grazie a te! … Tu sei pazza!”
Le sorrise tra le lacrime, facendole una leggera carezza sulla mano fasciata.
“Non so cosa sia successo!” si scusò scrollando le spalle “Ho visto quel tipo e …. Ma lo hanno preso?”
“No, purtroppo! E’ sparito tra la folla! … Pensa che all’inizio credevano che fossi tu l’aggressore!”
“IO?? … Ma … sono pazzi?” urlò rischiando di strozzarsi.
“Nessuno ha visto, tranne te, quel tipo … Lo hanno capito solo dopo, quando Gustav ha indicato dall’autobus, ad un body guard il tipo che scappava!”
“Ricordami di mandare un mazzo di fiori a quel ragazzo!” sorrise Angelica, ringraziando il cielo che qualcuno l’avesse scagionata.
Le parole di David le tornarono alla mente: ‘pazze, invasate, scriteriate ….’!
Quanto aveva ragione! Come si poteva però pensare di fare del male a quei ragazzi? Cosa spingeva una persona a cercare di colpirli?
Una grande tristezza di impossessò di lei, facendola riscuotere solo quando Sarah la scrollò, chiedendole:
“Ti senti bene? Chiamo il medico?”
Scosse la testa, riportando l’attenzione su di lei.
E all’improvviso un pensiero le attraversò la mente …
“Sarah, passami la mia macchina fotografica! Svelta!”
L’amica la guardò ad occhi sbarrati, ma lei la spinse e la costrinse a muoversi. Appena ebbe lo zaino, cercò freneticamente con la mano sana, l’apparecchio, accendendolo e scorrendo le foto che aveva scattato.
“Eccolo qua il tipo!” esclamò esultante, passando l’apparecchio all’amica “Ero sicura di averlo inquadrato da qualche parte!”
“Pazzesco!” mormorò Sarah fissando il ragazzo con le treccine, nella cui mano brillava un oggetto appuntito “Che ci fa nelle tue foto?”
“L’avevo preso per … Tom!” rispose lei arrossendo, non volendo confessare che credeva fosse un altro ragazzo, con degli splendidi occhi verdi, della cui esistenza non era sicura.
“Che strana coincidenza!” sospirò Sarah, passandole la macchina fotografica “Sarà il caso di darne una copia alla polizia che è qui fuori!”
Ad un cenno di assenso dell’amica, aprì la portiera dell’ambulanza e uscì, parlottando con qualcuno all’esterno che poco dopo entrò.
La donna poliziotto le sorrise, mentre le chiedeva l’apparecchio, scaricando tramite bluetooth sul palmare la foto segnalata. Raccolse velocemente la sua deposizione e augurandole una pronta guarigione, scese dal veicolo.
“Possiamo tornare a casa?” chiese Angelica, tirandosi su e sperando di andare via al più presto, per dimenticare quella brutta esperienza.
“Se te la senti, credo di sì!” le rispose Sarah, sorridendo “Facciamo ancora in tempo a prendere l’autobus per l’Italia!”
Si guardarono e ad un cenno di assenso, Angelica si alzò, cercando di capire se aveva capogiri. Una infermiera l’aiutò a scendere, consegnandole un foglio e tastandole il polso.
Ringraziandola e firmando, Angelica indossò il giubbotto facendo attenzione alla mano ferita e si avviò al braccio di Sarah verso l’uscita.
“Aspetta!” le gridò una voce alle spalle facendole voltare sorprese.
L’uomo vestito di nero che l’aveva soccorsa, si avvicinava a passo veloce verso di loro, raggiungendole. La scrutò per qualche attimo e poi le sorrise.
“Stai bene?” le chiese.
“Si … grazie di avermi aiutata!” le rispose Angelica sorridendo a sua volta, timidamente.
“Grazie a te per quello che hai fatto! … Non ci fossi stata tu, forse …!”
“Non ci pensiamo, ok?” rispose la ragazza, scacciando l’immagine con un cenno della mano.
“Ho una cosa per te!” le disse porgendole un telefonino.
“Vuoi darmi il tuo telefonino?” chiese sorpresa, fissandolo negli occhi.
L’uomo scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
“No, devi parlare al telefono!”
Prevedendo che fossero stati avvisati i suoi genitori e che sua mamma avrebbe già fatto una paternale lunga come una quaresima, sospirò e si preparò all’urto delle sue urla.
“Ciao mamma! Respira e non preoccuparti! Sto bene e sto tornando a casa, ok?” le disse tutto d’un fiato, pronta alla guerra.
Si udì un attimo di silenzio dall’altro capo e poi, con voce molto bassa:
“Ciao!”
La voce di un uomo la sorprese, gelandola! Non era sua padre, né suo fratello!
Alzò gli occhi sull’uomo che rideva sempre più apertamente davanti alla sua confusione.
“Con … chi parlo, per favore?” chiese con una vocina bassa, arrossendo violentemente.
“Sono Bill!” le rispose una voce sorridente “E tu, come ti chiami?”
Angelica si aggrappò al braccio di Sarah stringendolo fortissimo e facendola sussultare, mentre una scarica gelida la colpì lungo la schiena.
“Io … ehmm … sono Angelica!” rispose, rilasciando l’aria.
“Nome bellissimo!” sorrise il ragazzo dall’altro capo “Solo un angelo poteva fare questo per me, stasera!”
“Non ho fatto nulla!” protestò lei, imbarazzata “E comunque, scusami per averti spinto!”
“Se non lo avessi fatto, probabilmente sarei io su quella ambulanza!” le ricordò Bill “Quindi grazie! … Come stai?”
“Avrò una buona scusa per non andare a scuola per un bel pezzo!” sorrise lei, ritrovando la sua solita aria sbarazzina “Mi hanno messo qualche punto, ma sto bene!”
“Ne sono felice!” le disse lui “Ci tenevo a ringraziarti di persona! … Eri venuta al concerto?”
“Sì, siete stati favolosi! E’ il più bel natale che abbia mai trascorso!” sospirò entusiasta al ricordo.
“Se sei felice dopo quello che ti è successo, deduco che i tuoi Natali non siano da ricordare!” rise Bill facendola scoppiare in una risata.
“In effetti, vista così la situazione!” rispose continuando a ridere, sotto lo sguardo perplesso dell’amica.
“No, sono felice per il concerto!” rispose seria, ricomponendosi “Il resto passa tutto in secondo piano!”
“E io sono felice che tu stia bene nonostante tutto!” le disse il ragazzo “Ti ho mandato una cosa tramite un nostro incaricato, come ringraziamento! Ti ringrazio di vero cuore!”
“Ma .. non dovevi …” balbettò confusa “Io .. grazie! .. Non so che dire!”
“Non dire nulla allora! Promettimi che al prossimo nostro concerto che verrai, passerai a salutarmi, va bene?”
“Promesso!” esclamò felicissima “Contaci!”
“Allora a presto! … E ancora Buon Natale!”
“Anche a te! … Ciao Bill!”
Con un sorriso imbambolato passò il telefono all’uomo di fronte a lei, girandosi verso l’amica che aveva spalancato gli occhi.
“Bill????” le chiese.
“Sì, era lui e mi ha ringraziato!” rispose ridendo come una matta “E mi ha chiesto di andarlo a salutare al prossimo concerto!”
“NON CI POSSO CREDERE!” urlò Sarah “Hai parlato davvero con lui?”
“Giuro!”
L’amica l’abbracciò fortissimo, sorridendo e saltellando per la felicità.
“Angie, sei proprio fortunata!”
“Ah bhé, prendersi una coltellata, non direi proprio che sia fortuna! … Ci vuole ricerca e concentrazione!” rise, liberandosi dall’abbraccio e mostrando la mano fasciata.
Scoppiarono a ridere, dandosi pacche sulle bracci, mentre l’uomo era raggiunto da un collega che gli passò un pacchetto.
“Questo è per te, Angelica!” le disse, porgendoglielo.
Con sorpresa lo prese e lo aprì sollecita: all’interno c’era una infinità di gadget ed accessori del gruppo! Magliette, felpe, poster, portachiavi, fascia per i capelli e una serie di foto autografate dal gruppo, dedicate a lei! Strinse al petto il pacco come fosse un tesoro e sospirò.
Si, era veramente il più bel Natale mai avuto!
Abbracciò l’uomo e lo ringraziò e salendo a bordo di un’auto che le avevano messo a disposizione, si allontanò con Sarah in direzione del terminal del bus.
Chiacchierano e risero per tutto il tragitto, mentre Angelica le porgeva alcune magliette in regalo.
“Ma sono state date a te!” protestò l’amica.
“Dai, siamo amiche no? Vorrà dire che le indosseremo a turno, ok?”
Si abbracciarono felici di essere insieme e promettendosi di rimanere sempre amiche.
Si imbarcarono di corso sul bus che doveva partire di lì a poco, guardandosi intorno e ritrovando Rita, Jessica ed Alba.
Si abbracciarono e raccontarono cosa era accaduto, mentre Angelica veniva circondata dall’attenzione e da un pizzico di gelosia delle altre ragazze.
Sospirò beata mentre Sarah raccontava i dettagli, interrompendosi per chiederle conferma e sorridendo.
Angelica gettò un’occhiata fuori dal finestrino e colse un movimento che la colpì: una serie di treccine nere, volteggiava al vento, mentre un ragazzo con una fascia nera sulla fronte, faceva cenno all’autista di aspettarlo.
Si raddrizzò prontamente, allungando il collo verso la porta. Dopo pochi attimi, David fece capolino sulla scaletta e gettò una occhiata perplessa verso di lei.
“Ciao Angelica!” le disse con voce profonda e sorridendo.
Di colpo intorno a lei il cicalecciò delle chiacchiere si zittì e otto paia di occhi sorpresi, passavano da lei al ragazzo, interrogativi.
“Ciao David, anche tu in partenza?” rispose arrossendo.
“Già! Il provino è andato bene e torno a casa! Rientro in Germania dopo capodanno!” rispose, sistemando la sua sacca e tornando a guardarla “Cosa ti è successo?” chiese indicando la sua mano.
Angelica la guardò e scrollò le spalle.
“Lunga storia!” rispose sorridendo appena “Diciamo … colpa delle fan dei Tokio!”
“Te lo avevo detto che sono un esercito di scalmanate!” le rispose sorridendo e scuotendo la testa “Dai, vieni qui e raccontami tutto!”
Batté la mano sul sedile accanto a lui, invitandola a sedersi. Angelica si alzò, strattonata da Sarah che la guardava ad occhi sbarrati, facendo strani versi che non capiva.
Scosse la testa e sorrise alle amiche.
“Ragazze, lui è David! … Lunga storia anche questa, che poi vi racconterò, ok?”
Fece l’occhiolino alle ragazze che la fissano interdette, promettendo con un gesto che ne avrebbero parlato più tardi, mentre correva quasi a sedersi accanto a lui, sentendosi letteralmente sprofondare nei suoi occhi.
E pensare che se non fosse stato per l’impressione di averlo visto al concerto, tutto quello non sarebbe mai accaduto!
“Colpa tua!” sospirò sprofondando nel sedile e arrossendo subito, quando si accorse che lo aveva detto ad alta voce.
“Lo sapevo!” ridacchiò lui “Avevo il sospetto che qualsiasi cosa ti fosse accaduta avresti dato la colpa a me!”
Le diede un leggero colpo al braccio e le porse un sacchetto di caramelle gommose a forma di orsetti.
“Mi perdoni?”
Avvolta dal suo sorriso e da quella calda sensazione di serenità, Angelica lo guardò sorridendo e annuendo con la testa, mentre prendeva il pacchetto.
“Perdonato!” rispose infilando il braccio sotto il suo e lanciandosi nel racconto del concerto e di tutto quello che era seguito.
Sì, era stato un Natale imprevisto e stupendo e tutte le premesse sembravano portare a pensare che quello che ne sarebbe seguito, sarebbe stato ancora meglio.
Bill, concerto, incontro e David compresi!

FINE
 
 
 
 

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