Dream island!

Questo è un porto sicuro, dove si rispetta ogni essere vivente: ben arrivato, straniero!

venerdì 29 ottobre 2010

Shopping!!

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Più tardi, dopo qualche telefonata a casa per tranquillizzare le famiglie, visto che mancava ancora un po’ alla cena, decisero di far un giro nei dintorni per curiosare e controllare gli orari dei mezzi pubblici per potersi spostare nei giorni successivi.

Berlino al tramonto era un gioco di colori che si riflettevano sulle grandi facciate dei palazzi e negozi. Gli spazi architettonici, negli ultimi anni, erano stato ampliati e riempiti solo quel tanto da non sembrare spoglia, ma dando l’idea di non essere in città. La temperatura per fortuna era di poco più fresca rispetto all’Italia ed era piacevole passeggiare per le strade e godersi il chiacchiericcio “straniero” e il movimento delle persone.
Le ragazze seguivano curiose i dialoghi delle persone che incontravano, cercando di cogliere parole e accenti.
“Mi sento un’aliena … devo avere un accento buffissimo al loro confronto!” mormorò Naomi dopo aver seguito una conversazione tra due ragazzi di cui aveva compreso poco “E poi parlano troppo veloce!”
“Non credere che noi in italiano siamo meno veloci, anzi a volte arrotoliamo le parole e le leghiamo a quelle successive” le risposte Belinda “Mi ricordo che la prof di tedesco mi sgridava sempre dicendo che mangiavo le parole quando parlavo. Ho dovuto imparare a parlare più lentamente e cercando di pronunciare le parole fino all’ultima sillaba.”
“E vabbé, sembreremmo delle ragazze esotiche, che se la tirano un po’!” rise Annalisa, assumendo una posa stizzosa.
Entrarono in un megastore di libri e musica, dove passarono molto tempo a curiosare, ascoltare musica e cercare materiale che non si reperiva in Italia.
“Guarda questo poster dei Cinema Bizarre!” esclamò Naomi all’improvviso estraendo da un cestone una gigantesca foto “Mamma mia, che giacca stupenda che ha Strify!”
“Uhm … e guarda che occhi che ha Yu!” rispose la sorella avvicinandosi.
“Pussa via tu, li ho scoperti io!” le intimò l’altra, tirando via il poster.
“Ma io so imitare bene la voce di Luminor, carina!” rise Belinda facendole un versaccio.
“Appunto, sai imitare … lui ce l’ha in originale!” sbuffò Naomi.
“Un momento, ma non dovevamo cercare materiale dei Tokio Hotel?” si intromise Annalisa.
“E basta con ‘sti Toki cosi!” si spazientì Belinda “Non ne posso più! Riuscite a fare una conversazione senza che siano sempre nominati?”
“Eh sì, adesso fa la sprezzante, ma intanto ti ho sentita canticchiare la nuova canzone ‘Automatic’!” la riprese la sorella.
“E ci credo, ormai me la sogno anche di notte. E’ uscita si e no da una settimana e tu la mandi a palla dallo stereo per 24 ore al giorno!” sbuffò l’altra “Se non sto attenta, si salderà con il mio DNA!”
“Ma hai detto che il video ti piaceva!!” ribatté Naomi infilandosi il poster sottobraccio per portarlo alla cassa.
“Appunto, il video! Io adoro la fantascienza, mi piacciono i robot e mi ricordano molto il film di Will Smith ‘Io, Robot’. … Non credi che sia un po’ poco per dire che mi piacciono?”
“No, visto che hai detto che anche il testo non è male!” si intestardì la ragazza.
“E va bene, non è malvagio, … ma solo perché mi ricorda delle cose!” ammise “Ma questo non significa che anche se hanno fatto una canzone che non mi dispiace, mi possano piacere loro. Va bene ascoltarli, ma non vederli. Ecco, potrebbero tranquillamente cantare, ma senza fare concerti! Sarebbero delle autentiche star!”
“Tu non capisci niente di rock band!” le rispose stizzosa Naomi, mentre la sorella alzava sarcastica un sopracciglio.
“Eh già, perché quella che passava le notti a scrivere canzoni o in qualche equivoco locale per cantare, eri tu!”
“No, eri tu!” le concesse “Ma da quando hai smesso, non riesci più a guardarti in giro e ad ammettere che c’è del buono, oltre ai mostri sacri di cui canti le canzoni!”
“Santo cielo, Trilly, non stiamo parlando dei Green Day o gli U2! Stiamo parlando di una band che prima di cantare, si è fatta conoscere per come si vestiva! Hanno puntato molto sul look e poi sulla musica! Hanno dietro schiere di ragazzine dodicenni a cui non gliene frega nulla di quanto la voce di Bill sia bella, ma vogliono solo mettergli le mani addosso e poi vantarsene in giro!” la riprese Belinda.
“Ah no, Linda, non puoi dirlo senza averli ascoltati! Non hai sentito una sola canzone in tedesco, delle prime che hanno fatto. Sono testi molto belli … a te piace solo questa ultima canzone perché è più commerciale. Ma loro non fanno musica commerciale!” si accalorò Naomi “E non me ne frega nulla delle altre fans, perché io sono diversa!”
“Certo, perché loro vogliono solo portarselo a letto, mentre tu lo sposerai!” la canzonò la sorella “Ma non dovevi sposare Daniel Radcliffe, tu?”
“Certo che sposerò Daniel, ma Bill è un’altra cosa!” le rispose stizzita, mentre si allontanava verso uno scaffale di Cd musicali.
“Io starei attenta a non accanirmi contro Bill! Chissà, potresti davvero averlo come cognato!” le sussurrò ridendo Annalisa, voltandosi per seguire l’amica.
“Argh!” fece Belinda, incamminandosi nella direzione opposta.

Dopo qualche minuto, Naomi la raggiunse trafelata ed elettrizzata.

“Linda, oh mio dio …. Non ci posso credere … vieni devi vedere, presto!”
“Ma che succede?”
“Dai, muoviti, ti prego!” la strattonò verso un lungo banco in fondo al negozio.
“Ma mi vuoi spiegare? Cosa hai visto? Sta male Annalisa?” si preoccupò.
“No, no, tutto bene!” la rassicurò “Guarda!” trillò, indicando un angolo del bancone.
Belinda guardò in quella direzione, ma non comprese subito. Continuò a fissare inebetita un grande cartellone a sfondo grigio dove una mano meccanica teneva in bella mostra un cuore umano.
“Ma che schifo!” esclamò “Cos’è quella schifezza?”
“Ma come, amica dei robot!” la schernì la sorella “Quello è l’apocalisse della bellezza dell’umanità in un mondo di robot! E’ la locandina del tour dei Tokio Hotel”.
“Oh mio dio, no! Siamo arrivati a questo!” borbottò “Non se ne parla, quello non te lo porti a casa!”
“Ma chi parla del poster!” sbottò Naomi “Sto parlando del concerto, guarda le date!”
Belinda riportò lo sguardo al fondo del cartellone, dove in bella vista erano elencate le date del Tour e le città.
“Ma non ci sono date prossime in Italia!” esclamò.
“Oh, ma sei tonta forte, allora!” le disse Naomi “Domani sono qui, a Berlino!”
“E allora???”
Un improvviso flash la illuminò e si girò a guardare la sorella.
“No, non ci pensare neanche … Non ti permetterò di rovinarmi il primo giorno di vacanza!”
“Ma siamo qui … e quando ci capiterà più?” implorò Naomi.
“Ci sono altre 12 date, quindi ricapiterà ancora per altre 12 volte!!”
“Ma questo è un caso del destino! L’avresti detto tu, che oggi parte il tour, noi veniamo all’improvviso qui e proprio domani c’è il concerto?”
“Qualcosa mi dice che tu lo sapevi da molto prima di oggi, ecco perché hai rotto per due settimane!”
“No, te lo giuro, non lo sapevo … ma adesso sì!” e spalancò gli occhi nel guardarla.
“Non ci credo, la mia vita rovinata da uno che si chiama Bill come un cartone animato!” bofonchiò Belinda, coprendosi gli occhi con la mano “Tanto i biglietti saranno esauriti!”
“No, sarò esaurita io se non li trovo subito!” esclamò Naomi, mentre si fiondava al banco per chiedere informazioni.
Dopo qualche istante tornò indietro con gli occhi che brillavano.
“Ce ne sono ancora pochissimi, nel parterre! Dai, ci andiamo?”
“Non se ne parla neanche!” rifiutò la ragazza.
“Dai Linda, io il denaro ce l’ho per comprarli e lo farò. Ma mi farebbe piacere che non ci lasciassi da sole in mezzo a queste fans sconosciute e scatenate, in terra straniera!” la pungolò Naomi.
“Dovresti fare l’attrice, sentila!” la redarguì l’altra “Ma perché dovrei sorbirmi un concerto che non mi piace?”
“A chi piace la musica, piace tutta la musica” le rispose la ragazza “Dai, non puoi lasciarmi andare da sola, non sono del posto, potrei perdermi, farmi male … chi la sente poi la mamma?”
“Lo sapevo che eri una fonte di guai, ecco perché ti volevo a casa!”
“E’ un sì, vero?” rise l’altra.
Belinda si diresse all’uscita borbottando parolacce incomprensibili ai più, che la guardarono con leggera curiosità.
Dopo qualche minuto, mentre guardava in un’altra vetrina, alcune collane, la raggiunsero le due ragazze, con aria estasiata, parlottando tra loro.
“Eccoci qui, non mi sembra vero! Grazie, Linda, sei davvero la sorella migliore del mondo!” le dissero in coro.
Ancora ritrosa lei si girò a guardarle, ma non riusciva ad essere davvero arrabbiata.
Le capiva benissimo, ci era passata anche lei, quando aveva martellato il papà per andare a Milano ad un concerto dei Depeche Mode, finché lui non aveva acconsentito. E aveva comprato due biglietti, portando anche lui, per una serata e una notte di cui ricordava ancora tutti i dettagli.
Avevano cantato, urlato, pianto, cantato ancora e si erano persi in un momento che non era reale. La maglietta di Dave Gahan capeggiava ancora su una parete e il tagliando del biglietto era nel suo scrigno dei ricordi più belli.
“Non vorrete andare ad un concerto così conciate!” disse loro squadrandole con occhio critico.
“No! Dunque, io mi metto la maglia nera e … oddio, cosa posso mettere come pantaloni?” annaspò Naomi.
“Non sia mai che Georg possa pensare che sia una sciattona, la prima volta che mi vede!” le fece eco Annalisa, guardando la sua immagine nella vetrina.
Lei era cotta persa per il bassista dei Tokio Hotel e passava ore ad ammirare i bei capelli lunghi, le braccia possenti e i duelli verbali che il ragazzo aveva con Tom, l’altro chitarrista del gruppo e gemello di Bill.
Con un lampo furbesco negli occhi, Belinda tirò fuori la carta di credito argentea e disse: “Shopping?”
“Shoooppinnngggg!” le fecero eco le altre due, ridendo e battendo le mani.
Qualche ora più tardi, cariche di borse e ridendo come ebeti, tornarono in albergo, dove, dopo cena, fecero prove di vestiti e acconciature per il giorno dopo.

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